Sketch tratto dall’episodio “Guglielmo, il dentone” del film “I complessi” (1965), con uno straordinario Alberto Sordi

Irresistibile pezzo di bravura del grande Alberto Sordi, protagonista del terzo episodio del film “I complessi”, dal titolo “Guglielmo, il dentone”. E’ una delle parti più divertenti della sua carriera, in un episodio passato alla storia del cinema. Il video proposto riguarda gli ultimi sette/otto minuti dello splendido episodio con Sordi protagonista. Il film, rientrante nel genere dei film ad episodi, non ha nessun particolare filo rosso che lega i tre episodi che lo compongono, se non l’idea produttiva di offrire tre dei volti più popolari del cinema di allora e più amati dal pubblico: Manfredi, Tognazzi e Sordi. Dopo i primi due episodi, piuttosto sciapiti e risaputi, ecco l’ultima scintillante mezzora, con l’episodio di Alberto Sordi, diretto dal regista Luigi Filippo D’Amico, che rialza di colpo (e di quanto) il tono del film. Nel suo genere “Guglielmo, il dentone” è un piccolo capolavoro di fantasia, grazia, classe e comicità: un cortometraggio di mezz’ora entrato di diritto nella storia del cinema, grazie anche all’incredibile pezzo di bravura e di comicità del grande Albertone. Sordi interpreta alla perfezione questo aspirante presentatore tivù perfetto in tutto eccetto nella dentatura cavallina che lo deturpa. L’idea di partenza, a sentire Sordi, nacque casualmente: “Pierina, la cameriera che venne a casa mia a 14 anni, un giorno mi portò dei denti di celluloide che aveva trovato su un banchetto al mercato. La cosa mi fece ridere e misi quei denti nel taschino della giacca. Poi, un giorno, in tv, ascoltai una signorina che annunciava un concorso per lettori del cinegiornale e pensai che se si presentasse uno bravissimo, preparatissimo, ma con dei denti enormi, potrebbero cacciarlo dicendogli, ci scusi, lei è bravo ma i suoi denti sono impresentabili?”. Il complesso come “mancanza di complessi” diventa così la molla che muove tutto l’episodio e che permette a Sordi il suo solito, riuscito mix di situazioni paradossali e misurati sottotono, campione prima del tempo di quel politically correct che impedisce ai dirigenti e agli esaminatori Rai di dire quello che tutti vedono ma che nessuno osa pronunciare. L’interesse dell’episodio, però, non è solo nel paradosso della situazione, o nella straordinaria interpretazione di Sordi, ma soprattutto nel suo essere, forse, il migliore pezzo di cinema italiano sulla televisione.

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