Rinvigorito dall’incredibile successo che aveva avuto Vieni avanti cretino, Lino Banfi è nel periodo in cui tutto quel che tocca diventa oro. I produttori allora pensano bene di unire gli attori comici più in voga del momento: Lino Banfi, reduce dai successi comici degli anni precedenti; e Jerry Calà, che dopo Sapore di mare e Vacanze di Natale vide crescere le sue quotazioni alle stelle. Però con una vistosa novità, Jerry Calà reciterà al fianco di Lino Banfi, in una curiosa parte muta, che mette in risalto la sua vena moderna e surreale, in perfetta sintonia con quella dialettica e paradossale di Banfi. La storia di un film è spesso legata alla congiunzione di due carriere attoriali nel loro momento migliore, è proprio il caso di “Al bar dello sport” ambientato in una ridente Torino nel fiore degli anni ’80 in cui un Lino Banfi ormai maturo per essere inserito nella lista dei migliori comici di sempre e un Jerry Calà in crescita professionale diventano gioco forza complici di una vincita miliardaria al totocalcio: Lino ha partorito dodici risultati mentre Parola, così soprannominato per il suo mutismo da trauma, gli ha fornito il risultato che alza la quota, un 2-1 esterno del Catania in casa della Juventus che si sarebbe verificato nella realtà circa venticinque anni dopo. La storia è tutta incentrata sulla convivenza di questi due personaggi circondati da amici e parenti avvoltoi che vogliono scroccare oltremodo i soldi della vincita per cui la strana coppia fa di tutto per mascherare l’evidenza fino al giorno dell’incasso ed è bello vedere una perfetta alchimia svilupparsi fra due attori provenienti da epoche diverse: veterano Banfi, attuale per il tempo Calà in più quest’ultimo non proferisce verbo per tutto il film e gioca la carta della sua comicità attraverso la mimica facciale e corporale incastrandola con quella più vulcanica e classica di Banfi. Almeno tre scene da antologia: la sequenza del siero della verità in cui Banfi è incontenibile, alle domande a raffica degli amici affamati di denaro risponde “Segno zodiacale?” – “Vergine, ascendente discendente” – “Attrice preferita?” – “Edwige Fenech” – “Attore preferito?” – “Max von Sidow”, finchè Calà interviene quasi impazzito per salvarlo in zona Cesarini; quella dal notaio dove vanno per depositare la schedina vincente; e quella in cui Banfi ascolta la radio e osserva la televisione per sapere gli esiti delle partite sottolineando il tutto con le esultanze dei giocatori storici di quegli anni come Juary che girava freneticamente intorno alla bandierina del corner, la trance da vincita al totocalcio lo porta a mangiare una saponetta e bere l’acqua nella vasca delle tartarughe. Il film scorre leggero e piacevole verso un finale “d’azzardo”. Come preventivato, grande successo di pubblico. Tra le curiosità la presenza di Mara Venier, nel film fidanzata di Lino Banfi, ma nella vita reale moglie di Jerry Calà.