Il giorno estivo per eccellenza, ovvero il Ferragosto, è stato decantato in innumerevoli film della storia del nostro cinema, molti di essi in stretta correlazione con quella che è stata la moda della commedia all’italiana turistico-balneare, che tra la fine degli anni ’50 e la metà degli anni ’60, ha rappresentato un fenomeno di costume e di massa davvero considerevole. Alcuni prodromi del genere aiuteranno a capire, l’influenza che da sempre ha esercitato il Ferragosto nella nostra società.

Finita la guerra, la spensieratezza conquista il cinema italiano, ne escono fuori commedie spigliate e brillanti, capaci di attrarre i più grossi nomi del jet-set italiano dell’epoca. Quelli dei primi anni ’50 sono i primi scampoli di benessere economico, quasi in embrione oserei direi, per cui Aldo Fabrizi, Ave Ninchi e Peppino De Filippo, nella scalcinata banda della Famiglia Passaguai(1951), non possono concedersi più di una giornata di mare nella vicina Ostia, giornata che è proprio quella di Ferragosto. Oppure troviamo Totò cameriere, scambiato per un importante dandy del medio-oriente si reca a Capri, nel film L’imperatore di Capri(1950), solo grazie ai soldi dell’amico ricco. O ancora in Ragazze da marito(1952), Eduardo De Filippo impiegato ministeriale, falsifica dei documenti, per poter permettere a moglie (Titina De Filippo) e figlie di trascorrere una settimana a Capri, proprio quella a cavallo del Ferragosto. Certo, soprattutto la performance de La famiglia Passaguai, è rimasta scolpita nella memoria popolare: la una scatenata commedia di costume e degli equivoci dove Fabrizi ironizza sui comportamenti di una piccola borghesia che si confronta a fatica con i primi segni del benessere. Dello stesso periodo altra riuscita cartolina dell’epoca è Domenica d’agosto (1950), di Luciano Emmer. Il film rappresenta il “trasferimento dell’esperienza neorealistica nella commedia di costume”; nel cast nomi che stavano per sbocciare, a partire da Marcello Mastroianni (doppiato nientemeno che da Alberto Sordi), Franco Interlenghi, Ave Ninchi. Da una Roma afosa e accaldata, una folla di ogni estrazione sociale e con ogni mezzo di trasporto si mette in marcia verso, ancora una volta, il lido di Ostia.
Un lustro dopo, cambia tutto. L’Italia vive un boom economico inarrestabile, il Pil è in vertiginoso aumento, arriva la televisione, nel 1956 Roma si aggiudica per il 1960 l’organizzazione dei XVII Giochi Olimpici, la Dolce Vita romana sta raggiungendo i massimi storici…e il rinnovato benessere fa si che i luoghi turistici, balneari per eccellenza vengano presi d’assalto. Perché? Perché ora l’italiano può spendere, perché può godersi i frutti del suo lavoro. Può andare in vacanza senza più sotterfugi, o senza più dover andare per forza ad Ostia, nella spiaggia più popolare e a basso costo. Capri, Ischia, Taormina, Amalfi, la Riviera ligure, la Costa Azzurra, Venezia aspettano gli italiani, e aspettano anche il cinema. Nasce così la commedia balneare, che nella sua consistenza annovera i migliori nomi del panorama del cinema italiano. Una delle più esemplari in tal senso è Ferragosto in Bikini (1961), protagonista la luminosa e splendente stella di Walter Chiari, insomma non uno qualunque. Walter amava molto il mare e accettava molti copioni balneari solo perché erano girati in spiaggia, durante le vacanze. Il suo nome era, ovviamente, il più grande in copertina, e l’attore era attratto dalla possibilità di unire il lavoro con il puro svago. D’altronde lo stesso Totò, che rifiutava qualunque ruolo nei due mesi estivi, accettò di interpretare il già citato L’imperatore di Capri, solo perché avrebbe potuto unire l’utile al dilettevole.
Tornando all’attore pugliese, sulle spiagge italiane Chiari ha quindi vissuto molto intensamente e costruito parte del suo mito, tra nuotate, set fotografici, cene con gli amici (che pagava sempre lui) e conquiste femminili. Tutto ciò in piena “Italia della Dolce Vita”. In quegli anni vennero altri film, che parlavano della vacanze, ma anche del Ferragosto, come “Intrigo a Taormina” (1960) di Giorgio Bianchi, con Walter Chiari, Ugo Tognazzi e Gino Cervi; “Bellezze sulla spiaggia” (1961), con Walter Chiari, Raimondo Vianello, Tino Scotti e Mario Carotenuto; e “Caccia al marito” (1960), ancora con Walter Chiari, Raimondo Vianello e Mario Carotenuto. Il successo arride a tutti questi film, merito dei nomi di richiamo presenti nelle pellicole di certo, ma anche di una sostanziale freschezza del genere ad episodi, che permetteva di evitare eventuali momenti di stanca del film.
E poi veniamo al 1962, di uno dei capisaldi della commedia all’italiana, nonché del massimo capolavoro del maestro Dino Risi, ovvero Il sorpasso. Un film epocale, uno spaccato di grande precisione sociologica dell’Italia del boom economico di cui Vittorio Gassman, in maniera sublime, incarna con istrionismo tutti i difetti ( l’euforia artificiale, la presunzione, l’irresponsabilità, il vuoto di fondo) e i pochi pregi ( la generosità, la disponibilità). L’immagine di Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant che sfrecciano, a bordo di una Lancia Aurelia B24, per le vie deserte della Roma di Ferragosto, è rimasta nella leggenda.

In tempi più recenti troviamo Alberto Sordi in abito talare, e Stefania Sandrelli, giovane ragazza disinibita, bloccati in un ascensore il giorno di Ferragosto, nel film Quelle strane occasioni (1976); ma soprattutto Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto(1974) scritto e diretto da Lina Wertmuller. Commedia stravagante sulla “lotta di classe” con una accoppiata impareggiabile: Mariangela Melato e Giancarlo Giannini; lei la ricca borghese viziata e lui il mozzo di bordo siciliano e comunista, che naufragano proprio il giorno di Ferragosto su un’isola deserta. L’azzurro mare d’agosto è in Sardegna, dove si misura la politica con l’amore, la gelosia e l’amaro ritorno alle proprie consuetudini. La scena intima (ormai un cult) con la battuta della Melato: “Sodomizzami…” e il viso sbigottito di Giannini sintetizza al meglio la riflessione su un’epoca e le sue conseguenze.

Altri chiari riferimenti al Ferragosto li troviamo in Casotto di Sergio Citti, allievo di Pier Paolo Pasolini, e ispirato (dirà il regista) proprio a Domenica d’Agosto di Emmer; il film, sceneggiato con Vincenzo Cerami, si avvale di un cast d’eccezione: da Mariangela Melato a Gigi Proietti, da Franco Citti ad Ugo Tognazzi e Michele Placido, Paolo Stoppa ed un cameo di Catherine Deneuve, fino ad una sedicenne Jodie Foster che l’anno prima aveva ricevuto l’Oscar per il capolavoro di Martin Scorsese Taxi Driver. E’ dello stesso anno Il giorno dell’Assunta diretto da Nino Russo con Leopoldo Trieste e Tino Schirinzi, ambientazione surreale nel deserto assolato di Roma. E siamo al 1980 con il delizioso esordio di Carlo Verdone alla regia di Un sacco bello, fresco del cabaret televisivo “No stop” inventato da Enzo Trapani (si scoprirono Troisi, Arena e altri comici). E’ la Roma ferragostana, anche qui assolata e deserta, il comico interpreta riuscitissimi personaggi in parte rielaborati in futuro dal regista e attore romano. Ancora possiamo citare Caro Diario, di Nanni Moretti, che si aggiudica nel 1994 a Cannes (dove resterà sempre molto amato) il Premio per la Miglior Regia. Escursioni sulla Vespa alla riscoperta dei quartieri deserti di Roma fino ad Ostia, luogo dell’assassinio di Pasolini; e poi le isole Eolie dove il regista attore si improvvisa ballerino sulle note di El Negro Zumbon imitando in Tv una sensualissima Silvana Mangano. Tre episodi (con Medici) per un viaggio nella dimensione sociologica e personale in combutta con la malattia (rara) che davvero lo coinvolse in quegli anni.

In ultimo va nominato Pranzo di ferragosto (2008), di Gianni DI Gregorio: un breve quanto efficace resoconto della terza età e della solitudine cittadina che si acutizza durante le feste di mezza estate.
Domenico Palattella
Bibliografia
-Masolino D’Amico, La commedia all’italiana, Il Saggiatore
-Michele Sancisi, Walter Chiari, un animale da palcoscenico, Mediane
-Armando Lostaglio, Ferragosto nel cinema italiano, altritaliani.net