Le festività inclusive delle serie tv. Quando il Chrimukkah e il Festivus diventano realtà

“Natale o Hannukkah? Non preoccuparti perché in questa casa non devi scegliere. Il sottoscritto ha inventato una festa speciale che si chiama “Chrismukkah”. […] Ho creato la più grande e mitica superfesta che il genere umano conosca, unendo il meglio della cristianità al meglio del giudaismo. […] Fondendo le tradizioni ho ottenuto 8 giorni di regali più un giorno di super regali.”

Ah, il caro vecchio Seth Cohen che per anni ci ha divertito con il suo humor controcorrente rispetto all’aria che si respirava ad Orange County, ha anche coniato una nuova festività che, senza saperlo, è diventata una vera e propria celebrazione.

Nelle sue intenzioni c’era la voglia di risolvere il “dilemma di dicembre”, ovvero i problemi e le difficoltà affrontate dalle famiglie americane di religioni miste, le quali in prossimità del mese di dicembre si ritrovavano a dover decidere quale festività onorare. Sembra un dramma insignificante ma gli americani gli attribuiscono un’importanza inimmaginabile, associando tali problemi anche a fattori sociopsicologici.

Fermi tutti, perché un ragazzo dall’ironia tagliente è riuscito ad appianare questo grattacapo, accontentando sia i cristiani che gli ebrei, con le loro rispettive tradizioni. In The O.C. infatti, durante le puntate dedicate al periodo “più meraviglioso dell’anno”, vengono onorate entrambe le feste grazie a una mescolanza di usanze proprie del Natale e dell’Hannukkah.

La menorah (vale a dire il celebre lume della cultura ebraica) viene accesa e posizionata a fianco al tradizionale albero decorato, la festa dura 9 giorni in cui sono compresi gli 8 condivisi dall’ebraismo e il tipico giorno natalizio, la tavola è imbandita con le specialità di ambedue le religioni e, quest’ultime, vengono infine omaggiate anche con la visione di film che le rispecchiano e riflettono anche il tocco di stile pop di cui è intinto The O.C.

La nuova e bizzarra parola non fu solo utilizzata all’interno di altri programmi televisivi, come Grey’s Anatomy, ma venne anche citata da giornali e comunità. Il Time la inserì all’interno della lista delle parole gergali e divertenti dell’anno e il popolare dizionario “Chambers” la incluse al suo interno.

Il Chrismukkah è riuscito ad accontentare più credenze grazie alla sua sonorità moderna e ai suoi caratteri inclusivi, aggiudicandosi un posto nella cultura di massa, ma anche un’altra “ricorrenza” introdotta da Seinfeld (una sitcom statunitense degli anni ’90), ha fatto breccia nei cuori di una grande fetta della popolazione: il Festivus.

Quest’ultima parola, decisamente più elementare da pronunciare, spopola grazie alla serie ma deriva da una già reale usanza familiare dello sceneggiatore Dan O’Keefe che decide di portarla dentro la sitcom.

Se la prima celebrazione era volta all’esaltazione degli aspetti di due feste, questo secondo nuovo giorno festivo vuole invece dare spazio a tutti coloro che non credono nella forma consumistica con cui si festeggia il Natale. È il 23 dicembre e il Festivus viene inaugurato con un’asta di metallo posizionata in casa, priva di albero e annesse decorazioni, simbolo della lotta contro il consumismo di tale festività. La giornata continua con ulteriori pratiche come “I miracoli del Festivus”, ossia eventi ordinari, spiegati senza sforzo, che avvengono durante il giorno e che prendono chiaramente in giro i famosi miracoli di Natale.

Una festa laica anticonvenzionale che, a detta del giornalista Allen Salkin: «Non lascia nessuno fuori!» ed è proprio vero, perché dà modo di includere anche tutti coloro che non condividono le classiche celebrazioni e che altrimenti si sentirebbero esclusi da questo periodo. Va infatti detto che il Festivus è stato adottato in maniera più o meno seria da molte persone, e lo stesso giornalista ne descrive il successo all’interno del suo libro “Festivus: The Holiday for the Rest of Us” (trad. Festivus: la festa per il resto di noi), che riprende la frase con cui viene spiegata all’interno della serie.

L’esempio di queste due invenzioni ci dimostra quanto una serie televisiva possa, anche inconsapevolmente, soddisfare alcune esigenze della realtà che ci circonda e darle modo di essere continuamente scritta e riscritta a favore di chi si sente spesso tagliato fuori.

Un po’ come un giovane nerd di Newport Beach.

Grazia Battista

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