Percorso iconografico sulla vita e sull’arte del grande Renato Rascel

Il 27 aprime del 1912 nasceva, per caso a Torino, un grande dello spettacolo e del cinema italiano, Renato Rascel. Artista poliedrico, sensazionale attore di cinema, teatro e rivista, ma era anche un ottimo compositore e cantante: un artista completo dalla A alla Z.
Il 27 aprime del 1912 nasceva, per caso a Torino, un grande dello spettacolo e del cinema italiano, Renato Rascel. Artista poliedrico, sensazionale attore di cinema, teatro e rivista, ma era anche un ottimo compositore e cantante: un artista completo dalla A alla Z.

Renato Rascel è stato un personaggio unico nel panorama dello spettacolo italiano, che ha avuto tanti comici, ma non ha mai avuto un altro attore completo come lui. Teatro, cinema, rivista, canto e ballo, forse nessuno è riuscito a fare di più. Ma soprattutto forse nessuno è riuscito a fare tutto così bene. Quando debuttò in palcoscenico, Renato Rascel era ancora un bambino e da allora ininterrottamente per circa 70 anni, è stato uno dei più completi e poliedrici artisti di tutto il novecento. La storia di un uomo buono, di un artista esemplare attraverso un album fotografico, un percorso iconografico in 25 foto. Anni di successi: il Nastro d’argento per “Il cappotto”; il David di Donatello per “Policarpo, ufficiale di scrittura”, 48 film interpretati in carriera e spesso campioni di incassi al botteghino, trionfi in teatro, la vittoria del festival di Sanremo con “Romantica” nel 1960, e l’elenco potrebbe ancora continuare.

Foto autografa con dedica di un Renato Rascel giovanissimo. Siamo nel 1937 e Rascel è con Giulia e Nelly Di Fiorenza nei primi anni dell'avanspettacolo.
Foto autografa con dedica di un Renato Rascel giovanissimo. Siamo nel 1937 e Rascel è con Giulia e Nelly Di Fiorenza nei primi anni dell’avanspettacolo.
Renato Rascel con con Enzo Biliotti e Tina De Mola, sua prima moglie, in “Pazzo d'amore” del 1942, il primo film della sua carriera cinematografica.
Renato Rascel con con Enzo Biliotti e Tina De Mola, sua prima moglie, in “Pazzo d’amore” del 1942, il primo film della sua prolifica carriera cinematografica.
“Amor non ho però però”, del 1951, da cui è tratta la foto, è uno dei più interessanti film del primo Rascel, nonché un grande successo di pubblico. Una pellicola in cui le caratteristiche e le peculiarità future dell’attore fuoriescono in maniera più forte e incisiva. L’unica partecipazione cinematografica di Rascel, insieme a Gina Lollobrigida, che presto diventerà una delle massime “dive” internazionali.
“Io sono il Capataz”(1951), campione di incassi nelle sale con 450 milioni di lire. La stella cinematografica di Rascel splende ormai luminosa. Esilaranti le avventure di Rascel tra equivoci e peripezie varie, in un folkloristico sud America.
Rascel con Carlo Ninchi e Sergio Tofano nel film
Rascel con Carlo Ninchi e Sergio Tofano nel film “Napoleone” del 1951, ispirato alla celebre macchietta rasceliana che spopola in teatro. Il film, esempio di cinema comico-leggero parodistico, costruito attorno al personaggio di Rascel, è molto divertente, ed alcune scene sono di notevole vis comica.
Uno dei migliori film di Rascel,
Uno dei migliori film di Rascel, “L’eroe sono io”(1952), scatenato film in cui Rascel rifà il personaggio dell’antieroe timido e impacciato, che alla fine riesce in un modo o nell’altro a trovare la felicità e l’amore. Però stavolta la sceneggiatura è in grado di offrire a Rascel spunti comici molto efficaci, in un’ennesima pellicola sul genere slapstick di inseguimenti ed avventure rocambolesche. Da antologia della risata il quarto d’ora finale, in cui Rascel, innamorato di Delia Scala che interpreta una soubrette alle prime armi, diventa un eroe sventando una rapina, con un inseguimento in vecchie automobili da film muto, ed un improbabile salvataggio della ragazza in bilico su di un burrone. Un omaggio quasi nostalgico alle mitiche comiche del muto. Realizzato con un budget di 100 milioni di lire, il film incasserà tre volte tanto.
Dal racconto ominimo del russo Gogol,
Dal racconto ominimo del russo Gogol,”Il cappotto”(1952) è uno dei più riusciti film di Alberto Lattuada che, liberatosi dall’influenza neorealista, rivela tutto il suo pessimismo venato di malinconia, ancor più sottolineato dall’ironica descrizione del mondo in cui si muove il personaggio interpretato da Rascel, un modesto impiegato comunale. Al successo del film contribuì non poco l’interpretazione di Rascel, che oscilla magistralmente tra il patetico e il grottesco. Un capolavoro da ricordare.
Il regista Alberto Lattuada con Renato Rascel alla presentazione del film “Il cappotto” al Festival di Cannes del 1952. La pellicola sarà acclamata come una delle migliori della kermesse francese e Rascel sfiorerà la vittoria della Palma d'oro, poi andata a Marlon Brando per
Il regista Alberto Lattuada con Renato Rascel alla presentazione del film “Il cappotto” al Festival di Cannes del 1952. La pellicola sarà acclamata come una delle migliori della kermesse francese e Rascel sfiorerà la vittoria della Palma d’oro, poi andata a Marlon Brando per “Viva Zapata”, ma nel contempo ottenne i complimenti per la memorabile interpretazione del “Cappotto”, addirittura da Charlie Chaplin in persona.
Renato Rascel ha appena ricevuto il prestigioso “nastro d’argento” come Miglior attore protagonista della stagione 1953, per l’interpretazione memorabile del “Cappotto”.
Renato Rascel ha appena ricevuto il prestigioso “nastro d’argento” come Miglior attore protagonista della stagione 1953, per l’interpretazione memorabile del “Cappotto”.

“In una corrispondenza da Cannes de “La (nuova) Stampa”, il film viene definito «la più alta opera realizzata sinora dal regista de “Il Mulino del Po” (…) “Il cappotto” è il capolavoro della discrezione: esso non grida mai, mormora, allude, suggerisce. Appare come un pastello di tonalità grigio rosate. E raggiunge i suoi migliori effetti che non sono meramente sentimentali, ma piuttosto di un lirismo trattenuto e patetico. “Il cappotto” è un’opera difficile che poteva anche naufragare se Lattuada, malgrado la sua indiscussa bravura tecnica, non fosse stato anche sorretto da una ispirazione, talora forse un poco gracile, ma sempre assai seria e profonda. (…) Renato Rascel ha avuto con questo film la sua vera occasione poetica e ne è stato interamente degno».

Rascel insieme al cavallo Attanasio in una scena del film
Rascel insieme al cavallo Attanasio in una scena del film “Attanasio cavallo vanesio”(1953), la prima grande commedia musicale della storia del cinema italiano. Grande successo di pubblico.
“Alvaro piuttosto corsaro”(1954) rappresenta il secondo tentativo di portare nel cinema la rivista musicale, e bissa il successo del precedente film. La verve sempre più sfavillante dell’attore romano, unito al suggestivo technicolor di sgargianti e luminescenti colori, rendono il film una favola dagli effetti comici e dal fascino irresistibili. Attanasio e Alvaro sono due capolavori, che innovarono per sempre il mondo della rivista, ebbe a dire a tal proposito Morandini: ” Vere e proprie riviste filmate, straordinari documenti visivi di un’epoca irripetibile; le due pellicole assumono un valore enorme più passano gli anni e le epoche, se viste come documenti storici originali di un pezzo di storia italiana, che senza la trasposizione cinematografica sarebbero andate irrimediabilmente perdute”.
Il grande Eduardo De Filippo dirige Renato Rascel nella trasposizione cinematografica della sua commedia di successo
Il grande Eduardo De Filippo dirige Renato Rascel nella trasposizione cinematografica della sua commedia di successo “Questi fantasmi”(1954).
“Rascel fifì”(1957) è uno dei migliori risultati cinematografici di Renato Rascel, ed è una gustosa satira dei film di gangster in cui Rascel stesso dà il meglio di sè. Ancora un grande successo di pubblico, oltre mezzo miliardo di lire di incassi. E’ il primo dei due film, che porta la firma di Rascel già nel titolo, cosa riuscita solo ai grandi comici, come per esempio a Totò.
“Rascel Marine”(1958), il secondo film che porta l’impronta rasceliana fin dal titolo, è un gustoso tentativo di raccontare una storia di guerra con dei risvolti romantici in maniera surreale e nello stesso tempo molto divertente: un esperimento innovativo, ma molto efficace, che piacque molto al pubblico.

“A dir la verità Rascel è forse l’unico tra i grandi nomi del nostro spettacolo, che è sempre costantemente piaciuto al pubblico di tutte le età, di tutte le epoche e di tutte le fasce sociali. Con quel suo personaggio fuori dagli schemi, era un protagonista non tradizionale, inusuale nel panorama dello spettacolo italiano al quale si era abituati. Era un incrocio tra un clown e un personaggio da favola: il più completo dei nostri divi d’epoca”. (Enrico Vaime)

Renato Rascel in una scena del capolavoro di Mario Soldati, “Policarpo, ufficiale di scrittura” (1959). E’ la scena in cui canta la sua deliziosa canzone “Il mondo cambia così”, che rievoca alla perfezione gli anni dell’Italia umbertina di fine ‘800. Per questa memorabile interpretazione Rascel vinse il prestigioso “David di Donatello” come Miglior attore protagonista della stagione 1958-59. Il film inoltre si aggiudicò il premio come Miglior commedia alla XII edizione del Festival di Cannes.
Renato Rascel in una scena del capolavoro di Mario Soldati, “Policarpo, ufficiale di scrittura” (1959). E’ la scena in cui canta la sua deliziosa canzone “Il mondo cambia così”, che rievoca alla perfezione gli anni dell’Italia umbertina di fine ‘800. Per questa memorabile interpretazione Rascel vinse il prestigioso “David di Donatello” come Miglior attore protagonista della stagione 1958-59. Il film inoltre si aggiudicò il premio come Miglior commedia alla XII edizione del Festival di Cannes.
Il film di Soldati è una gustosa rievocazione della Roma umbertina di inizio secolo, ritratto divertito e malinconico di un'epoca di passaggio.
Il film di Soldati è una gustosa rievocazione della Roma umbertina di inizio secolo, ritratto divertito e malinconico di un’epoca di passaggio. “Policarpo, ufficiale di scrittura” è però, soprattutto il capolavoro della maturità artistica del grande Renato Rascel, che per questa memorabile interpretazione vinse il David di Donatello nel 1959. Il film, inoltre si aggiudicò il premio come miglior commedia alla XII edizione del Festival di Cannes. Almeno due scene memorabili entrate nella storia del cinema italiano: quella in cui Rascel batte a macchina a tempo di record; e quella in cui sempre Rascel, canta la sua malinconica hit “Il mondo cambia così”. Con la sua comicità discreta, in punta di penna, con il suo umorismo intenerito e commosso, il film è una pellicola splendida, malinconica, reazionaria, pulita, una delle migliori in assoluto degli anni ’50. Grosso successo di pubblico.
Notevole parodia dei film horror,
Notevole parodia dei film horror, “Tempi duri per i vampiri”(1959), poggia tutto interamente sulle spalle della bizzarra coppia composta da Renato Rascel e Christopher Lee, talmente bizzarra da funzionare. Quasi un “noir comico” potremmo definirlo.
“Un militare e mezzo”(1960) è il primo incrocio importante tra due personaggi amatissimi dal pubblico: Renato Rascel e Aldo Fabrizi. Il film ottenne grandi consensi nelle sale e si inserisce sul filone di quelle commedie all’italiana che traggono spunto dalle tematiche militari, in voga in quegli anni.
Tony Dallara e Renato Rascel brindano alla vittoria del festival di Sanremo edizione 1960, con la canzone
Tony Dallara e Renato Rascel brindano alla vittoria del festival di Sanremo edizione 1960, con la canzone “Romantica”, scritta da Rascel e cantata da Dallara e dallo stesso Renato Rascel.

“Romantica” viene portata in trionfo al Festival di Sanremo del 1960 da Tony Dallara e da Renato Rascel, che vince quindi il Festival nel duplice ruolo di cantante e compositore. Il poliedrico artista romano amava definirsi “l’ultimo poeta che sussurra alla luna”. La sua vena romantica è descritta dallo stesso Rascel in queste brevi parole che ne testimoniano il talento non comune di compositore e perché no, anche di grande poeta: “Sono stato uno dei primi cantautori, ho sempre cantato canzoni mie. Mi solleticò il desiderio di andare controcorrente. Tutti urlavano e io sussurravo, tutti si agitavano e io mi presentavo con la mia figura esile a dichiararmi l’ultimo poeta che sussurra alla luna”.

Renato Rascel in scena con Clelia Matania ed Alberto Bonucci nella rivista “Enrico ’61” del 1963. Un capolavoro di straordinaria fattura, un one man show di oltre tre ore con un Rascel memorabile. Uno strepitoso viaggio nella storia patria per celebrare i cent'anni dell'Italia unita.
Renato Rascel in scena con Clelia Matania ed Alberto Bonucci nella rivista “Enrico ’61” del 1963. Un capolavoro di straordinaria fattura, un one man show di oltre tre ore con un Rascel memorabile. Uno strepitoso viaggio nella storia patria per celebrare i cent’anni dell’Italia unita.
Rascel e Huguette Cartier, sua seconda moglie, in una foto degli anni Sessanta.
Rascel e Huguette Cartier, sua seconda moglie, in una foto degli anni Sessanta.
1964: Ugo Tognazzi e Alberto Sordi si congratulano con Delia Scala e Renato Rascel, impegnati con la commedia musicale
1964: Ugo Tognazzi e Alberto Sordi si congratulano con Delia Scala e Renato Rascel, impegnati con la commedia musicale “Il giorno della tartaruga”. Un’accoppiata vincente per un grandissimo successo di pubblico e di critica.
Renato Rascel e Walter Chiari nella trionfale commedia teatrale
Renato Rascel e Walter Chiari nella trionfale commedia teatrale “La strana coppia”(1966), due anni ininterrotti di repliche in tutta Italia.
Renato Rascel e Arnoldo Foà nei panni di Padre Brown e del ladro Flambeau: perfetti! La serie dei
Renato Rascel e Arnoldo Foà nei panni di Padre Brown e del ladro Flambeau: perfetti! La serie dei “Racconti di Padre Brown” realizzata dalla Rai fu trasmessa per la prima volta da Rai Uno in prima serata, dal 27 dicembre 1970 ottenendo uno straordinario successo di critica e di pubblico. Renato Rascel era perfetto per l”interpretazione di padre Brown: non aveva alcun problema a calarsi nei panni del piccolo prete inglese ed era l”interprete giusto per riuscire a portare sul piccolo schermo il candore, l”umanità , ma anche la furbizia e l”ironia di questo strano investigatore. In ogni episodio della serie televisiva i criminali avevano facilmente partita persa contro il buonsenso e la furbizia di padre Brown.
Renato Rascel con la terza moglie, Giuditta Saltarini, sua compagna di lavoro nell'ultimo ventennio.
Renato Rascel con la terza moglie, Giuditta Saltarini, sua compagna di lavoro nell’ultimo ventennio.

Domenico Palattella

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Una opinione su "Percorso iconografico sulla vita e sull’arte del grande Renato Rascel"

  1. Amor non ho, però… però…

    “Da lei ti vèn l’amoroso pensero,
    che mentre ‘l segui al sommo ben t’invia,
    pocho prezando quel ch’ogni huom desia;
    da lei vien l’animosa leggiadria
    ch’al ciel ti scorge per destro sentero,
    sí ch’i’ vo già de la speranza altero…”

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