Collezionista di “facce italiche” come pochi altri, Mario Carotenuto inebria la pellicola dal primo all’ultimo secondo, esempio importante della capacità del cinema italiano di affrontare certi temi scabrosi in termini popolari. “Gli eroi del doppiogioco” rientra in quella serie di film, tipici dell’inizio anni ’60, che riprendono e rievocano vividamente il caos avvenuto nel paese negli attimi finali della seconda guerra mondiale: la caduta del fascismo, l’irresponsabile proclamazione dell’armistizio l’8 settembre 1943, l’attesa dell’arrivo degli Alleati, la gioia della Liberazione. In questo genere di film, “Gli eroi del doppiogioco” è una delle pellicole più compiute e più riuscite. E’ la storia di un podestà ( M.Carotenuto ) di un piccolo paesino dell’Appennino tosco-emiliano, che insieme ai due figli ( A.Tieri e C.Croccolo ) si adattano come possono ai mutamenti storico-politici. Intanto il terzo figlio, reduce dal fronte russo, va in montagna con i partigiani. Al di là della valenza storica del film e dell’indubbio talento dei tre protagonisti ( M.Carotenuto, A.Tieri, C.Croccolo ), funziona anche la parodia sull’incoerenza politica degli italiani: allora come oggi è tutto uguale. Film misconosciuto, ma ampiamente da rivalutare.